Chiara
Scrivo con un certo imbarazzo la mia storia e questi fatti che mi sono apparsi, li ricordo ancora come ASSOLUTAMENTE REALI.
Non so se questo caso possa essere annoverato come NDE o, piuttosto, OBE e lascio alla vostra valutazione se la mia storia può essere di interesse.
Era il 13 Gennaio 1999, avevo solo 19 anni, ma quando ci penso mi sembra accaduto ieri e, mentre scrivo, il ricordo appare forte, talmente forte da farmi tremare.
Verso le 12, stavo guidando verso casa di mia nonna, cantavo con l’autoradio al massimo volume.
Mi trovavo in via Conforti, una tranquilla via della mia città, quando improvvisamente, all’angolo con via Rondizzoni, un’autovettura che non si era fermata allo stop, mi urtò con forza.
A questo punto il tempo ha perso la sua velocità di scorrimento: era rapido e lento al contempo.
Ero fuori dal mio corpo, dalla mia autovettura, tutto era avvolto da una nebbia estremamente luminosa, la strada era diventata uno spazio immenso popolata da un’infinità di sagome scure e sfumate che non mettevo a fuoco. Davanti a me, vicino a un albero, si trovava una ragazza, anzi due, che percepivo come entità ultraterrene. Una restava in secondo piano, non la vedevo perfettamente. L’altra è stata la figura centrale della mia esperienza.
Due aspetti in lei erano in profondo conflitto.
Da un lato mi appariva una persona banale con un vestiario comune (jeans e una giacca all’epoca diffusa), capelli castani mossi di media lunghezza, altezza media; avrei potuto essere io! Mentre la guardavo una domanda continuava a passarmi per la testa “Come è possibile sia così normale, sembra una qualsiasi tra le ragazze che incontro ogni giorno sull’autobus”.
Ma i suoi occhi erano luce pura; una luce profonda, assoluta e indescrivibile.
Mi guardava severa e mi comunicava un concetto non verbale che cercherò di tradurre con la frase: “Non vedi quello che stai facendo? Sterza immediatamente tutto a sinistra. Non è il momento della morte”.
Sterzai. A quel punto la scena mi apparve lateralmente. Il mio sguardo era ora estremamente vicino e focalizzato sul paraurti anteriore della mia macchina che arrivò a sfiorare di pochi millimetri la ragazza. Pensavo “Come posso vedere questo?” e “Ti prego no, non colpirla! Devo sterzare più in fretta”.
All’improvviso, ho percepito uno strappo, un colpo, come se qualcosa di estremamente forte mi catturasse e mi sbattesse nel mio corpo, con una forza e una velocità incredibili. Davanti a me si susseguirono, con grande rapidità, luci e immagini di ogni tipo.
Quando il tempo riacquistò la sua velocità normale, mi ritrovai al volante della mia macchina distrutta: la mia corsa era finita in cima a una scalinata, davanti all’ingresso di un cinema.
Se non avessi sterzato rapidamente, avrei impattato contro un grosso albero, non indossavo la cintura e penso che le conseguenze sarebbero state gravi.
Non voglio dilungarmi oltre. Non escludo nessuna possibilità, nemmeno che questa esperienza sia legata allo shock ma, per me che l’ho vissuta, è l’ipotesi meno probabile.
Dal 1999 non c’è giorno in cui non pensi a quella nebbia di luce, a quelle sagome, a quelle ragazze e mi chieda chi siano. A costo di sembrare pazza, vi assicuro che non si tratta di un’invenzione.